United Ventures, superati i 50 milioni con l’ingresso del Fondo Europeo per gli Investimenti
 
La notizia è l’annuncio del secondo closing da parte di United Ventures con l’ingresso del Fondo Europeo per gli Investimenti (Fei) e i superamento della soglia dei 50 milioni di euro di capitalizzazione. 
 
Notizia certamente di portata per l’ecosistema italiano e per le start-up alla ricerca di fondi, lo è sia per la dimensione del fondo sia per il fatto che si registra l’ingresso di capitali stranieri in un veicolo italiano. 
 
Così Massimiliano Magrini che insieme a Paolo Gesess è co-fondatore e managing partner di United Ventures, racconta a Startupbusiness il significato di questo risultato che va visto sia considerando i numero che sono fondamentali ma anche allargando lo sguardo ai possibili riverberi sull’ecosistema. “L’idea che avevamo creando United Ventures era avere un fondo con capitale sufficiente per andare oltre al seed, capace di aggregare massa critica di investitori istituzionali e anche investitori internazionali. Con il superamento dei 50 milioni e con l’ingresso del Fei questi obiettivi che ci eravamo dati sono stati raggiunti e ora possiamo fare leva su asset sia finanziari sia di credibilità maggiori. possiamo lavorare anche con altri fondi internazionali, favorire i co-investimenti su start-up nate in Italia già oggi stiamo dialogando con un VC internazionali per una possibile operazione con sempre l’obiettivo di creare gobal company”.
 
Degli oltre 50 milioni del secondo closing sono 20 i milioni erogati dal Fondo Europeo per gli Investimenti che si aggiungono ai 10 milioni che già erano stati messi dal Fondo Italiano di Investimento e gli altri più di 20 milioni che sono stati investiti da due fondazioni, due banche e una serie di investitori privati. “Oggi – dice Magrini – siamo l’unico fondo con questa capacità di investimento che si concentra nel settore verticale del digitale, dove per digitale intendiamo tutte le tecnologie che in modo trasversale ai settori industriali utilizzano tecnologie basate sull’informatica, in ciò rientrano per esempio anche smart hardware e internet of thing”.
Il fondo è ora dotato di tutti gli asset che gli consentono di poter coprire i vari passaggi della filiera dal seed ai round successivi il che significa che le start-up che saranno selezionate portano essere accompagnate in tutte le fasi di crescita fino al gotto-market internazionale anche attraverso co-investimenti e aumenti di capitale. 
 
“Oggi abbiamo in deal flow di buon livello sia per qualità sia per quantità, abbiamo quasi imbarazzo scelta, e in questa a prima fase ci focalizziamo su aziende italiane a cui servono round A abbastanza corposi benché non intendiamo perdere la nostra caratteristica di investitore multi stage”. I tempi sono scanditi: “entro un mese annunceremo due nuovi investimenti, altri quattro prevediamo di chiuderli entro il 2014, più alcuni follow on sulle nostre partecipate e anche qualche seed sempre entro l’anno con l’obiettivo di investire in questo periodo circa il 30-35% del capitale totale anche se questa percentuale può variare a seconda di ciò che avverrà ad aprile quando faremo il final closing”.
 
United Venture collabora con tutti i principali investitori e incubatori al fine di individuare le realtà italiane con le maggiori potenzialità anche in termini di crescita internazionale applicando una strategia di grande apertura testimoniata anche dal fatto che le aziende già oggi presenti nel portafoglio del fondo: MoneyFarm, Halldis, 20Lines, LoveThesign sono tutte operazioni effettuate in co-investimento. 
 
“Stiamo iniziando a lavorare anche con realtà industriali – spiega Magrini -, siamo in una fase ancora informale ma dialoghiamo con loro benché ancora dobbiamo capire con quali modalità operativa possiamo collaborare così come ancora dobbiamo valutare l’impatto effettivo sul nostro lavoro delle normative, in tal senso io sono convinto che tutto ciò che la task force ha fratto ha reso l’Italia un Paese dove oggi è più facile fare startup anche se vedo che l’impatto maggiore è sopratutto sull’early stage e meno sul vc sul cui fronte devono invece essere ancora fatte cose come il fondo di fondi”. 
 
Il co fondatore e managing partner di United Venture conclude definendo tre direttitici su cui è importante lavorare per fare ulteriormente crescere e maturare l’ecosistema italiano: “capitalizzazione del sistema, quindi maggiori capitali disponibili; il sistema industriale italiano deve fare sua l’idea che l’innovazione consente di rinnovarsi anche attraverso l’acquisizione di startup innovative, abbiamo bisogno di nuovo capitalismo e le startup possono essere la chiave di questa evoluzione; ed essere meno provinciali verso l’estero, dobbiamo presentarci come sistema e non a pezzetti come accade spesso oggi”. 
 
Un’ultima considerazione: “la crescita della nostra capitalizzazione ci permetterà anche di crescere con la management company e quindi assumere nuove persone e anche formare giovani al mestiere dell’investitore in capitale di rischio”. 

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