Intelligenza artificiale generativa e impatto ambientale

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L’intelligenza artificiale generativa sta rapidamente trasformando il panorama aziendale (e non solo aziendale) globale, ma a quale costo ambientale? E, soprattutto, quanta consapevolezza c’è dell’impatto che avrà sulla richiesta energetica? L’ultimo report di Capgemini evidenzia sfide e opportunità nella sostenibilità dell’AI

Negli Stati Uniti, Donald Trump ha recentemente intensificato la sua attenzione sulla produzione energetica degli Stati Uniti, a colpi di decreti esecutivi, per eliminare ogni possibile limite di natura ‘ambientalista’ alla produzione energetica, il motivo? La necessità di supportare l’aumento della domanda di energia dovuto all’espansione dell’intelligenza artificiale.

La quota di emissioni aziendali attribuibili alla Gen AI è destinata a crescere in modo esponenziale nei prossimi anni. Non stupisce se si considera che l’addestramento di un modello GPT-4 può consumare tra 51.772 e 62.319 MWh di elettricità, pari al consumo annuo di oltre 5.000 abitazioni negli Stati Uniti. Nei data center italiani, l’uso di Gen AI potrebbe assorbire il 10% in più di energia nei prossimi due anni, mettendo sotto pressione le infrastrutture IT.

E non c’è solo l’impatto energetico: un singolo prompt su un modello di linguaggio può richiedere fino a 500 ml di acqua per il raffreddamento dei server. Se tutta la popolazione italiana utilizzasse regolarmente la Gen AI, il consumo idrico potrebbe diventare insostenibile.

Un recente report del Capgemini Research Institute intitolato “Developing sustainable Gen AI”, snocciola diversi numeri inquietanti sulla misura dello sforzo energetico e idrico che sarà assorbito dall’intelligenza artificiale. E fa il punto su quanta consapevolezza ci sia nelle organizzazioni aziendali, che sono tra i principali utilizzatori, rispetto all’impatto ambientale di questa tecnologia.

Quasi la metà (48%) dei dirigenti intervistati è consapevole che l’utilizzo dell’IA generativa contribuisce all’aumento delle emissioni di gas serra, ma solo il 27% se ne cura veramente e confronta i modelli Gen AI in base alle loro implicazioni energetiche.

Un gap tra consapevolezza e azione

Nonostante la crescente consapevolezza, solo il 12% delle aziende che utilizzano l’IA generativa misura effettivamente il suo impatto ambientale, mentre appena il 38% dichiara di esserne consapevole. Questo divario è aggravato dal fatto che nella valutazione dei modelli di IA generativa, le considerazioni principali rimangono prestazioni, scalabilità e costi, relegando la sostenibilità a un ruolo marginale.

“Se vogliamo che l’IA sia una risorsa in grado di generare un valore aziendale sostenibile, è necessario che si apra un dibattito a livello di mercato,” dichiarato Monia Ferrari, amministratore delegato di Capgemini in Italia, sottolineando l’importanza di definire standard settoriali per la rendicontazione dell’impatto ambientale dell’IA.

Il contesto globale dell’IA generativa

L’adozione dell’IA generativa ha registrato una crescita esponenziale nell’ultimo anno. Secondo precedenti ricerche di Capgemini, la percentuale di organizzazioni che hanno integrato questa tecnologia nelle proprie funzioni è quadruplicata in meno di un anno, passando dal 6% di fine 2023 al 24% di ottobre 2024.

Questo boom si inserisce in un contesto globale caratterizzato da una crescente attenzione verso le tematiche ESG (environmental, social, governance). Le aziende si trovano oggi a dover bilanciare i vantaggi competitivi offerti dall’IA generativa con gli impegni presi in materia di sostenibilità ambientale, in un quadro normativo che sta diventando sempre più rigoroso, soprattutto in Europa con l’AI Act.

La dipendenza dai fornitori tecnologici

Un fattore critico emerso dalla ricerca è la forte dipendenza delle organizzazioni dai loro partner tecnologici. Con oltre tre quarti delle aziende che utilizzano esclusivamente modelli pre-addestrati e solo il 4% che costruisce modelli propri, la trasparenza dei fornitori diventa fondamentale. Quasi tre quarti dei dirigenti trovano difficile misurare l’impatto ambientale dell’IA generativa proprio a causa della limitata trasparenza da parte dei provider.

Verso un’IA generativa sostenibile

Il report suggerisce una roadmap per un uso più responsabile dell’IA generativa, che include:

1. Una valutazione approfondita sia del ROI finanziario che dell’impatto ambientale prima di avviare progetti di AI generativa

2. L’implementazione di pratiche sostenibili durante l’intero ciclo di vita dell’AI, dall’hardware all’energia utilizzata nei data center

3. L’utilizzo dell’IA generativa per accelerare gli obiettivi di sostenibilità, come ottimizzazione dei materiali e progettazione di prodotti circolari

Alcune aziende stanno già muovendosi in questa direzione: un terzo dei dirigenti sta già utilizzando l’IA generativa per iniziative di sostenibilità, e due terzi si aspettano una riduzione delle emissioni di gas serra superiore al 10% nei prossimi 3-5 anni grazie a iniziative sostenibili basate su questa tecnologia.

La necessità di una governance efficace

Per quasi due terzi (62%) dei dirigenti intervistati, è necessario fissare regole precise e garantire una governance in grado di mitigare efficacemente l’impatto ambientale dell’IA generativa. Questo richiede modelli di governance multidisciplinari, politiche efficaci e una collaborazione a livello di settore tra tutti gli stakeholder dell’ecosistema.

Il report di Capgemini, basato su interviste a 2.000 dirigenti di organizzazioni con un fatturato annuo superiore a un miliardo di dollari in 15 Paesi e 12 settori, offre una panoramica completa delle sfide e delle opportunità legate alla sostenibilità dell’IA generativa in un momento cruciale per l’evoluzione di questa tecnologia.

La sfida per le aziende sarà trovare il giusto equilibrio tra l’accelerazione dell’innovazione tecnologica e il rispetto degli impegni ambientali, in un contesto in cui la trasparenza e la responsabilità diventano sempre più importanti per tutti gli stakeholder. (foto di BoliviaInteligente su Unsplash)

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