L’imprenditore che si affaccia al mondo delle startup vede subito che si tratta di un ramo a sé stante. Un mondo complesso, carico di aspettative e ricco di un potenziale di crescita esplosivo, che troppo spesso rischia di restare solo un potenziale per la scarsità di risorse da dedicare all’execution.
Freeppie è un progetto che mi ha permesso di confrontarmi per la prima volta con il mondo delle startup. Ho lavorato a stretto contatto con imprenditori già avviati, che hanno saputo creare un team di professionisti, che ha dato sostanza e forma all’idea di Luca Perfetto, Urbano Brini e Marco Callarelli, nostri fondatori.
Con Freeppie ho sperimentato quel giusto grado di “irriverenza” che ti permette di guardare con occhio diverso ai meccanismi del mercato, e spesso consente di trovare soluzioni a problemi irrisolti.
Proprio analizzando uno di questi problemi è nato il concetto di Freeppie, quando, alla fine del 2012, ci siamo chiesti: “Possibile che non esista un modo per riutilizzare gli spazi invenduti dei servizi turistici? Camere e tavoli vuoti, spazi sui tour non riempiti? Spazi i cui costi sono già stati sostenuti e che, non essendo immagazzinabili, vanno irrimediabilmente persi senza generare revenue.”
Freeppie è nato proprio per rispondere a questa domanda: Free come pasto gratuito, hippie come viaggiatore giovane, scanzonato, che viaggia il mondo liberamente e sale a bordo del pulmino Volkswagen (scelto come nostro simbolo) rievocando la rivoluzione degli anni 60. Una rivoluzione che stavolta riguarda il turismo.
Freeppie è il social travel network nato per rispondere ai bisogni del mercato, che rigenera gli spazi invenduti delle strutture ricettive e permette agli utenti di viaggiare gratis se condividono la propria esperienza in tempo reale. Il concetto riassunto dal nostro slogan: #besocial #travelforfree
Freeppie permette agli operatori turistici (hotel, ristoranti, servizi) che ben comprendono il potere dei social e i cambiamenti che il mercato sta affrontando, di utilizzare i propri spazi invenduti per ospitare gratuitamente viaggiatori qualificati, che in cambio raccontano la propria esperienza mentre la vivono. Trasformando in sostanza uno spazio invenduto (=produzione perduta) in pubblicità social.
Al contempo, per fidelizzare gli utenti e stimolare l’utilizzo, Freeppie remunera i viaggiatori che condividono la propria esperienza. Più condividono, più accumulano punti, che utilizzeranno per “qualificarsi” e dunque prenotare le offerte gratuite caricate su Freeppie.
Freeppie incentiva così quei milioni di recensori che si raccontano in maniera spontanea, al contrario delle “stelline86” che inevitabilmente affossano la credibilità dei siti di recensione online. Il racconto dell’esperienza dal vivo tramite log in con Facebook e App geolocalizzata, e il tempo limitato per completarla garantisce infatti una recensione istantanea (insta-review) finalmente genuina e nominativa, che restituisce credibilità ai giudizi dei viaggiatori.
Quando ho conosciuto Freeppie era semplicemente un’idea, niente di scritto o di programmato. Una percentuale in società, i primi investimenti, un duro lavoro di quasi due anni, che finalmente si è tradotto in un progetto concreto appena lanciato e nel ruolo di project manager che oggi ricopro.
La versione beta pubblica lanciata a novembre 2013 negli Stati Uniti, la fase di test, l’analisi dell’esperienza utente, il lancio della versione ufficiale a maggio 2014 in Italia, e finalmente l’inizio della fase di market validation. É il momento per il mercato di accogliere il prototipo. Siamo al vero turning point e improvvisamente è chiaro che ci si sta giocando tutto.
Con Freeppie ho compreso che un’idea diventa progetto solo se forte del supporto di un team di professionisti capaci e motivati e solo se capace di cogliere il momentum; complice ovviamente la fortuna, che è in grado (ma a volte no…) di indirizzarti verso i capitali necessari a far crescere e sbocciare l’idea. Non sempre facili da trovare.
Ma fa parte del gioco, ed è proprio qui che inizia la sfida, comune a qualsiasi startup: alzare le metriche col poco di cui si dispone, la ricerca di fondi che ci consentano di continuare a credere nel progetto e nel suo team, superare i problemi e cambiare direzione. Gli alti e bassi, i problemi e le necessità, le soddisfazioni e le delusioni.
É la sfida più dura. É l’ “agrodolce” dell’imprenditoria.
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