Fake news, impara a riconoscerle, ti servirà in queste elezioni 2018

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Le fake news sono uno dei temi più dibattuti di questi ultimi tempi. Le notizie false sono in certa misura sempre esistite (pensiamo alla celebre storia di invasione aliena di Orson Welles), sono legate nella loro diffusione ai media, un tempo i giornalisti le chiamavano ‘bufale’. Ciò che cambia oggi è il fatto che attraverso web e social media, la diffusione e la potenza che una notizia falsa può raggiungere prima di essere smascherata è davvero notevole. L’audience è affetta da bulimia informativa: cerca voracemente notizie, le ingurgita senza masticarle, le ributta fuori senza alcuna digestione. La circolazione di fake news si basa sullo sharing superficiale delle persone, la loro produzione sul business (e l’interesse) che c’è dietro. Il tema chiama direttamente in causa i giornalisti, i media, gli editori, le piattaforme web, ma anche ogni cittadino digitale. Il tema è talmente importante che anche Papa Francesco si è sentito di intervenire dichiarando che ‘le fake news sono opera del demonio’ e che la prima fake news della storia è stata la storia ingannevole raccontata (nella Genesi) dal serpente ad Adamo ed Eva. Ecco un passaggio del messaggio del Papa che, a prescindere dal fatto di essere credenti o meno, è una delle migliori definizioni di fake news in circolazione. Fake news è un termine discusso e oggetto di dibattito. Generalmente riguarda la disinformazione diffusa online o nei media tradizionali. Con questa espressione ci si riferisce dunque a informazioni infondate, basate su dati inesistenti o distorti e mirate a ingannare e persino a manipolare il lettore. La loro diffusione può rispondere a obiettivi voluti, influenzare le scelte politiche e favorire ricavi economici. L’efficacia delle fake news è dovuta in primo luogo alla loro natura mimetica, cioè alla capacità di apparire plausibili. In secondo luogo, queste notizie, false ma verosimili, sono capziose, nel senso che sono abili a catturare l’attenzione dei destinatari, facendo leva su stereotipi e pregiudizi diffusi all’interno di un tessuto sociale, sfruttando emozioni facili e immediate da suscitare, quali l’ansia, il disprezzo, la rabbia e la frustrazione. La loro diffusione può contare su un uso manipolatorio dei social network e delle logiche che ne garantiscono il funzionamento: in questo modo i contenuti, pur privi di fondamento, guadagnano una tale visibilità che persino le smentite autorevoli difficilmente riescono ad arginarne i danni. La difficoltà a svelare e a sradicare le fake news è dovuta anche al fatto che le persone interagiscono spesso all’interno di ambienti digitali omogenei e impermeabili a prospettive e opinioni divergenti. L’esito di questa logica della disinformazione è che, anziché avere un sano confronto con altre fonti di informazione, la qual cosa potrebbe mettere positivamente in discussione i pregiudizi e aprire a un dialogo costruttivo, si rischia di diventare involontari attori nel diffondere opinioni faziose e infondate. Il dramma della disinformazione è lo screditamento dell’altro, la sua rappresentazione come nemico, fino a una demonizzazione che può fomentare conflitti. Le notizie false rivelano così la presenza di atteggiamenti al tempo stesso intolleranti e ipersensibili, con il solo esito che l’arroganza e l’odio rischiano di dilagare. A ciò conduce, in ultima analisi, la falsità.

Fake news ed elezioni 2018

In questo momento, in Italia, dobbiamo quanto mai alzare la guardia: la campagna elettorale per le elezioni 2018 è un terreno ideale per il proliferare di notizie false in grado di influenzare l’opinione politica. Abbiamo avuto già esempi provenienti da altri Paesi su come ciò avvenga: da US, con presidenziali Trump, ad esempio. In proposito, si legga  questo documento realizzato dalla Stanford University, i cui autori hanno realizzato un bilancio dell’impatto delle fake news sulle elezioni presidenziali, annotando tra le altre cose che  ‘le notizie false erano ampiamente condivise e fortemente inclinate a favore di Donald Trump. Il nostro database contiene 115 storie false di pro-Trump che sono stati condivisi su Facebook per un totale di 30 milioni di volte e 41 storie false a favore di Clinton condiviso un totale di 7,6 milioni di volte’. Il documento non si spinge fino al punto da stabilire un rapporto causa-effetto univoco tra fake news ed elezione, tanti altri fattori influenzano il voto, ma riporta dati, analisi, grafici, permettendo di capire quanto una fake news possa essere potente in ambito politico. Certamente Trump, anche da presidente, non sembra inorridire davanti alle fake news, anzi secondo un autorevole editorialista del The New Yorker, Trump ha fatto delle fake news un’arma, una tattica.  

La capitale delle fake news

Chi e dove si producevano le fake news della campagna elettorale Trump-Clinton? Esiste un luogo ben preciso che sta sviluppando un’economia basata sulla produzione di fake news ed è un piccolo centro europeo: Veles, Macedonia. Secondo un reportage di CNN, Veles, da sonnolenta cittadina fluviale che produceva porcellana ai tempi della Yugoslavia, è passata alla produzione di storie fasulle progettate, in particolare, per attirare l’attenzione degli americani. La scala è industriale: oltre 100 siti Web sono stati tracciati durante le ultime settimane della campagna elettorale americana del 2016, producendo notizie false che per lo più favorivano il candidato repubblicano al presidente Donald Trump, lo aveva riportato anche BuzzFeed. Questo non significa che l’industria delle fake news sia tutta qui. Per avere un’idea del fenomeno basta dare uno sguardo a tutti i siti tracciati riportati qui da Wikipedia, che segnala anche in che modo copiano e si mimetizzano con i siti originali e attendibili.

E l’Italia?

Forse non siamo ai livelli di Veles, ma non immuni dal problema e ci difendiamo bene (vedi qui la black list di Butac). Ancora su BuzzFeed, un’inchiesta ha alcuni mesi fa rivelato una rete di siti e pagine Facebook italiane realizzata per produrre e diffondere fake news. Un network di 170 domini internet e diverse pagine, tutte riconducibili alla società Web365, con contenuti molto forti, realizzati ad arte per incontrare i favori di utenti in diversi modi ‘estremistri’. La Polizia Postale, sulla spinta delle prossime elezioni, conta sulla responsabilizzazione dei cittadini e lancia il ‘red button’:  esiste da alcune settimane un bottone rosso sul sito del Commissariato PS Online che permette a ogni cittadino di segnalare eventuali notizie false, o che danno questa impressione, così da permettere alla Polizia Postale di indagare. Un bottone non può certo risolvere il problema, ma è comunque uno strumento in più e un segnale che l’attenzione cresce. Anche perché il clima è piuttosto avvelenato negli ultimi tempi, come sintetizza questo articolo del Sole 24 Ore che richiama l’allarme nel PD, i dubbi sul Movimento 5 Stelle, il report di Andrea Stroppa pubblicato dal New York Times. L’unica arma davvero vincente contro le fake news è una maggiore cultura dell’approfondimento e della condivisione consapevole da parte degli utenti. I tre passi prima di uno sharing (diamo per scontata la lettura) dovrebbero essere: diffidare, approfondire, confrontare. Oltre al video su come riconoscere le notizie false (realizzato dalla redazione di University2Business, sito del Gruppo Digital360), qui di seguito riportiamo un’infografica realizzata da Valigia Blu che spiega esattamente in che modo la disinformazione si traduce in una fake news.       Donatella Cambosu    

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