C’è chi parla di ‘mondo alla rovescia’, chi di ‘profezia di un innesco agli armamenti peggiore di quello iniziato con la deregulation firmata alcuni giorni fa da Donald Trump’, chi tenta paragoni con quanto accadde con lo Sputnik sovietico e la nascita della NASA e infine chi pensa che si tratti di ‘una alternativa al monopolio delle big tech americane’.
È quanto si sta scatenando dopo la notizia di DeepSeek, la startup cinese specializzata in modelli linguistici open-source e intelligenza artificiale generale (AGI), fondata nel 2023 da Liang Wenfeng e High-Flyer Capital Management, che ha appena lanciato DeepSeek-V3, il suo modello più avanzato di IA: tale modello open-source con 671 miliardi di parametri, offre prestazioni comparabili a GPT-4o e Claude 3.5, utilizzando risorse computazionali ridotte.
Attualmente in modalità open-source e gratuito, ha da poco superato ChatGPT come app gratuita più scaricata negli Stati Uniti, attirando sviluppatori grazie ai costi contenuti e alla personalizzazione, e fatto crollare i titoli in Borsa delle sue concorrenti americane.
In un contesto di appena due mesi, abbiamo già vissuto il nuovo presidente americano Donald Trump essere “incoronato” dai cosiddetti “oligarchi” americani all’inaugurazione della sua seconda presidenza: il proprietario di Tesla e SpaceX Elon Musk, il CEO di Meta Mark Zuckerberg, il CEO di Alphabet Sundar Pichai e il fondatore di Amazon Jeff Bezos, durante la cerimonia sedevano tutti nei posti d’onore in prima fila: un vero strappo con la tradizione, poiché i posti migliori alle inaugurazioni presidenziali sono solitamente riservati ai familiari e agli ex presidenti degli Stati Uniti. Un segnale importante: la sola ricchezza combinata di Musk, Zuckerberg e Bezos è cresciuta fino a quasi un trilione di dollari nell’ultimo decennio, mentre il salario minimo federale è rimasto invariato dal 2009.
Parallelamente, l’annuncio che alcune di queste aziende, le prime Google e YouTube, non effettueranno più controlli sui contenuti, ma si baseranno solamente sulle segnalazioni degli utenti. Un no al fact-checking preceduto poi dall’infausto incendio in California, teatro della Silicon Valley, la culla americana delle aziende tecnologiche. Episodio che ha scatenato dubbi sulle politiche di sostenibilità americane e sulla cultura startupper.
Poi l’annuncio di Donald Trump su una joint venture di Intelligenza artificiale da 500 miliardi di dollari chiamata Stargate, con OpenAI, SoftBank e Oracle per far progredire l’infrastruttura di IA negli Stati Uniti. A seguire un’altra azione nel suo nuovo mandato che vede il presidente americano ribaltare l’ordine esecutivo di Biden sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale. Il 21 gennaio 2025, il suo primo giorno in carica, Trump ha infatti abrogato un ordine esecutivo che regolava l’intelligenza artificiale e che era stato emesso dal suo predecessore Joe Biden nel 2023. Questo decreto mirava a mitigare i rischi che l’intelligenza artificiale potrebbe comportare per i consumatori, i lavoratori e la sicurezza nazionale.
Successivamente l’invio di una lettera di licenziamento a tutti i membri del PCLOB (Privacy and civil liberties oversight board) americano, il quale fa così cadere il delicato equilibrio che consentiva alle leggi europee e a quelle statunitensi di interagire. Infatti, basandosi anche sul PCLOB, la Commissione europea permette ai dati personali europei di fluire liberamente verso gli Stati Uniti nel cosiddetto “Quadro transatlantico sulla privacy dei dati” (TADPF – Trans-atlantic data privacy framework). Un loro licenziamento porterebbe il numero di membri nominati al di sotto della soglia necessaria per il funzionamento del PCLOB e metterebbe in discussione l’indipendenza di tutti gli altri organi di ricorso dell’esecutivo negli Stati Uniti. L’Unione Europea si è affidata a questi organi giudiziari statunitensi per ritenere che gli Stati Uniti offrono una protezione “adeguata” dei dati personali. Ora, venendo a mancare quell’autorità di controllo, tra i rischi che si prefigurano potrebbe esserci anche quello di non poter più utilizzare le piattaforme americane.
DeepSeek arriva così durante uno tsunami geopolitico e finanziario (e forse non è un caso). La sua rapida ascesa dimostrerebbe che Pechino può tenere testa agli USA nella corsa all’IA nonostante le pesanti restrizioni tecnologiche imposte da Trump e Biden negli ultimi anni alle aziende cinesi.
DeepSeek inoltre, offrendo modelli di IA più efficienti ed economici, mette improvvisamente in discussione i profitti miliardari di Nvidia. Al Nasdaq il titolo della società guidata da Jensen Huang è arrivato a perdere il 10% nel pre-mercato (per poi arrivare a perdere quasi il 17%, vale a dire quasi 600 miliardi di dollari, più del costo dello stesso progetto Stargate). Ma non è tutto qui.
Da ricordare la notizia di quale giorno fa che a molti purtroppo sembra essere passata in sordina: la Cina aveva messo nel mirino Nvidia e i suoi chip per l’intelligenza artificiale, aprendo un’indagine antitrust per sospetta violazione della legge antimonopolio cinese. Secondo Pechino, Nvidia avrebbe anche disatteso impegni presi in occasione dell’acquisizione di Mellanox del 2020. Nei primi giorni di dicembre 2024, in seguito all’avvio delle indagini, le azioni Nvidia erano crollate del 2,6 per cento.
Cina e Stati Uniti negli ultimi anni si sono scontrate sulle esportazioni di tecnologie chiave per la produzione di chip, di cui Nvidia è uno dei principali protagonisti. A inizio dicembre 2024 Pechino aveva dichiarato che avrebbe limitato le esportazioni verso gli Stati Uniti di alcuni componenti chiave per la produzione di semiconduttori, dopo che Washington aveva preannunciato l’introduzione di limitazioni alla capacità della Cina di produrre chip avanzati. E il ministero del Commercio cinese aveva dichiarato in merito tramite un comunicato “preoccupazioni di sicurezza nazionale”.
Tali contestazioni riguardano l’accordo raggiunto nel 2020 quando Pechino diede a Nvidia un’approvazione condizionale per la sua acquisizione da 6,9 miliardi di dollari di Mellanox Technologies. Washington voleva e vuole limitare le esportazioni di chip all’avanguardia in Cina proprio perché possono essere utilizzati in sistemi di armi avanzati e nell’intelligenza artificiale. La Cina fa ancora molto affidamento sui chip di Nvidia per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ma con tali divieti Invidia, in quanto azienda californiana, può vendere solo versioni declassate dei suoi prodotti IA. La Cina ha rappresentato circa il 15,4% del fatturato totale di Nvidia nel trimestre conclusosi a fine ottobre 2024.
“Deepseek è una delle innovazioni più sorprendenti e impressionanti che abbia mai visto e, in quanto open source, un dono meraviglioso al mondo” ha scritto sui social Marc Andreessen, noto per aver co-fondato Netscape, uno dei primi browser web di successo, e Andreessen Horowitz, una delle principali società di venture capital della Silicon Valley. Il suo modello R1 è tra i primi al mondo a combinare funzionalità di ricerca web in tempo reale e di capacità di ragionamento avanzate, cosa che manca ad oggi nel modello o1 di OpenAI: o1 infatti si basa su dati preesistenti, mentre R1 accede a informazioni aggiornate dal web. Inoltre R1 esplicita la sua argomentazione, descrivendo all’utente i passaggi che adotta per giungere alle sue risposte. L’esperienza dell’utente nel suo utilizzo, quindi, la vede essere simile ad uno stream of consciousness umano.
Ma il fenomeno Deepseek non è solo questo: mentre molte aziende di IA dipendono in misura rilevante da hardware avanzato, DeepSeek ha puntato a ottimizzare al massimo le risorse sul fronte software. Ha dovuto farlo perché costretta proprio a causa delle restrizioni all’esportazione imposte dagli Stati Uniti, che limitano l’accesso cinese ai semiconduttori più evoluti. In questo DeepSeek ha dovuto adattarsi a chip Nvidia meno efficienti, come l’H800, concepiti per rispettare tali limitazioni.
E, nonostante tali vincoli, la società ha perfezionato l’ottimizzazione delle risorse via software. Un approccio innovativo, fenomenale, un modello cui in tanti potrebbero ora ispirarsi per ottenere prestazioni elevate a costi decisamente inferiori rispetto ai modelli dei competitor.
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