Indice degli argomenti
- Casi in cui il contratto di collaborazione occasionale è utile per la startup
- Cosa prevede il contratto di collaborazione occasionale
- Come si paga un lavoratore occasionale
- Come funziona la collaborazione occasionale senza partita iva
- Quante ore si possono fare con la prestazione occasionale
- Quante tasse si pagano su una prestazione occasionale
Il contratto di collaborazione occasionale è stato istituito da una parte per contrastare il lavoro in nero e dare quindi maggiori garanzie al lavoratore, dall’altro per dare maggiore flessibilità alle aziende nel non vincolarle a un lavoratore a favore di prestazioni saltuarie. La principale novità introdotta è la possibilità per l’azienda di attivare prestazioni occasionali anche superiori a quelle previste nella legge. Un’altra importante novità è la possibilità di stipulare contratti di collaborazione a distanza, cioè senza alcun obbligo di recarsi in sede. Inoltre, è importante sottolineare che il contratto di collaborazione può essere rinnovato, prorogato o trasformato in un altro tipo di contratto. Naturalmente tutte le parti devono essere d’accordo e rispettare le disposizioni del contratto.
Casi in cui il contratto di collaborazione occasionale è utile per la startup
Il contratto di collaborazione occasionale può essere estremamente utile per una startup in diverse situazioni. Questo tipo di contratto offre flessibilità e convenienza per entrambe le parti coinvolte, consentendo alla startup di ottenere il supporto di professionisti qualificati senza dover assumere personale a tempo pieno. Ecco alcuni casi in cui il contratto di collaborazione occasionale può essere particolarmente vantaggioso per una startup:
- Progetti a breve termine: se la startup ha bisogno di completare un progetto specifico o di affrontare un picco di lavoro temporaneo, può essere più conveniente assumere un collaboratore occasionale piuttosto che un dipendente a tempo pieno. Questo consente alla startup di risparmiare sui costi di formazione, assunzione e licenziamento, riducendo al contempo il rischio di dover mantenere un dipendente a lungo termine quando non è più necessario.
- Competenze specializzate: in alcuni casi, la startup potrebbe aver bisogno di competenze specializzate che non sono disponibili internamente. Ad esempio, potrebbe essere necessario un esperto di marketing digitale per una campagna pubblicitaria o un consulente legale per la revisione di contratti. Invece di assumere un dipendente a tempo pieno con queste competenze, la startup può stipulare un contratto di collaborazione occasionale con un professionista esterno che possiede le competenze richieste.
- Riduzione dei costi: Assumere un dipendente a tempo pieno comporta una serie di costi aggiuntivi, come stipendi, contributi previdenziali, assicurazioni e benefit. Con un contratto di collaborazione occasionale, la startup può ridurre significativamente questi costi, pagando solo per il lavoro effettivamente svolto dal collaboratore. Questo può essere particolarmente vantaggioso per una startup che ha un budget limitato e desidera massimizzare le risorse disponibili.
- Testare nuove idee o progetti: La collaborazione occasionale consente alla startup di testare nuove idee o progetti senza dover assumere un impegno a lungo termine. Ad esempio, potrebbe essere necessario sviluppare un prototipo di prodotto o condurre uno studio di fattibilità. Invece di impegnarsi in un contratto a tempo indeterminato, la startup può stipulare un contratto di collaborazione occasionale per valutare la fattibilità e il potenziale successo del progetto.
Cosa prevede il contratto di collaborazione occasionale
Il lavoro occasionale rientra nel lavoro autonomo, ove il lavoratore si obbliga, dietro un corrispettivo, al compimento di una certa opera o specifico servizio senza vincolo di subordinazione. Può essere svolto sia dai possessori di P. Iva sia da chi invece non la possiede. Ci sono due normative che disciplinano ad oggi due differenti tipologie di prestazioni occasionali:
- L’art. 2222 c.c disciplina il cosiddetto lavoro autonomo occasionale (o “contratto d’opera” ) che prevede prestazioni di lavoro dal tempo limitato, dall’assenza di subordinazione. In questo caso nei contratti d’opera e nelle relative ricevute dovrà essere prevista la dicitura “collaborazione occasionale ex art. 2222 c.c.” oppure “lavoro autonomo occasionale ex art. 2222 c.c.”. La redazione del contratto non è obbligatoria.
- La Legge 96/17 (convertita nel DL 50/2017) prevede il contratto telematico di prestazione occasionale attuabile attraverso due strumenti differenti per il committente (datore di lavoro) che voglia utilizzare un lavoratore occasionale (“prestatore”) tramite piattaforma INPS:
- Il Libretto Famiglia per i soggetti non professionali (es. lavoratori domestici come baby sitter, colf, badanti) – e quindi non vi è obbligo di contratto
- Il Contratto di prestazione occasionale PrestO rivolto alle imprese con meno di 5 dipendenti a tempo indeterminato e per i professionisti
Come si paga un lavoratore occasionale
Nella prima tipologia, quella che riguarda il lavoro autonomo occasionale svolto presso un soggetto sostituto d’imposta (soggetto con Partita IVA) la prestazione genera un reddito, al raggiungimento della soglia di 5.000 euro lordi annui (anche per più committenti) il prestatore è obbligato a iscriversi alla Gestione Separata INPS, in quanto assoggettato a contributi. Il documento fiscale non riguarderà la fattura, ma una ricevuta con ritenuta d’acconto. Nella seconda tipologia (Libretto Famiglia o PrestO), invece, per ciascun prestatore (lavoratore), con riferimento alla totalità degli utilizzatori (committenti), a compensi di importo complessivamente non superiore a 5.000 euro annui; per ciascun utilizzatore, con riferimento alla totalità dei prestatori, a compensi di importo complessivamente non superiore a 10.000 euro annui. Inoltre per le prestazioni complessivamente rese da ogni prestatore in favore del medesimo utilizzatore, a compensi di importo non superiore a 2.500 euro annui. Nel caso del Libretto Famiglia, ciascun libretto contiene titoli di pagamento, il cui valore nominale è fissato in 10 euro, utilizzabili per compensare prestazioni di durata non superiore a un’ora. Nel caso invece del Contratto PrestO, l’importo orario minimo del compenso è pari a 9 euro netti – tranne che nel settore agricolo con fasce di importo leggermente inferiori. È previsto un compenso minimo giornaliero pari a 36 euro netti, equivalenti a 4 ore di lavoro, anche nel caso in cui le ore effettivamente lavorate fossero di meno.
Come funziona la collaborazione occasionale senza partita iva
I titolari di Partita Iva possono svolgere prestazioni occasionali qualora tali prestazioni non rientrino nello stesso ambito professionale di quello esercitato con P. Iva. Per esempio, un avvocato che scrive un articolo di giornale non sarà obbligato all’emissione della fattura soggetta a regime Iva, bensì della ricevuta per prestazioni di lavoro autonomo occasionali.
Quante ore si possono fare con la prestazione occasionale
Per la prima tipologia, ovvero il lavoro occasionale autonomo, non essendo soggetto a subordinazione e tantomeno al potere di coordinamento del committente (datore di lavoro), non è previsto un obbligo orario, né giornaliero né mensile, tantomeno l’obbligo di presenza presso un luogo di lavoro specifico. Il datore di lavoro infatti fornirà il corrispettivo per la prestazione, indipendentemente dal tempo impiegato per svolgerla. Allo stesso modo l’attività dovrà essere svolta in un tempo limitato, e quindi sarà prevista una durata, un termine. Per quanto riguarda la durata della prestazione nel caso del Libretto Famiglia o PrestO, non è previsto il superamento di 280 ore nell’arco dello stesso anno civile. In caso di superamento della soglia, il relativo rapporto si trasforma in un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato.
Quante tasse si pagano su una prestazione occasionale
Nel caso di lavoro occasionale in forma autonoma ex. Art. 2222 il corrispettivo è assoggettato alla ritenuta fiscale del 20%. Al raggiungimento della soglia di 5.000 euro lordi annui (anche per più committenti) il prestatore è obbligato ad iscriversi alla Gestione Separata INPS, in quanto assoggettato a contributi. In questo caso le aliquote contributive sono a carico del collaboratore (prestatore) nella misura di 1/3 e del committente di 2/3. Per quanto riguarda invece le collaborazioni occasionali ex. L.96/17 nel Libretto Famiglia ogni Titolo di pagamento del valore di 10 euro, comprende la contribuzione alla Gestione separata INPS nella misura di 1,65 euro e il premio dell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, nella misura di 0,25 euro; un importo di 0,10 euro è destinato al finanziamento degli oneri gestionali. Mentre nel PrestO sono interamente a carico dell’utilizzatore (datore di lavoro) la contribuzione alla Gestione INPS, nella misura del 33% del compenso, e il premio dell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, nella misura del 3,5% del compenso. Sui versamenti complessivi effettuati sono trattenuti dall’INPS gli oneri gestionali nella misura dell’1%. In conclusione, il contratto di collaborazione occasionale può essere un’opzione molto utile per una startup in diverse situazioni. Offre flessibilità, convenienza e la possibilità di accedere a competenze specializzate senza dover assumere personale a tempo pieno. Tuttavia, è importante assicurarsi di rispettare le normative contrattuali e di stabilire chiaramente le condizioni di lavoro e i termini di pagamento per evitare eventuali controversie. (Foto di Mari Helin su Unsplash )
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