Imaging satellitare e agricoltura, la corsa allo Spazio in cerca di mercato

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di decine di startup che, con modalità e tecnologie diverse, promettono di “rivoluzionare” l’agricoltura sfruttando l’imaging satellitare. L’idea di fondo è semplice: raccogliere dati dallo Spazio per monitorare lo stato delle colture, prevedere rese e malattie, identificare stress idrici e persino valutare i danni dopo eventi climatici estremi. Tuttavia, come è già successo per la blockchain, la tecnologia di per sé non definisce un modello di business sostenibile. Servono un problema ben definito e un mercato disposto a pagare per risolverlo.

Il vero problema: trovare il “pain” che conta

Uno dei principali ostacoli di queste soluzioni è capire chi sia davvero disposto a investire in dati satellitari. Spesso si guarda agli agricoltori come potenziali clienti, ma la maggior parte di loro, specie se di medie o piccole dimensioni, non dispone di budget sufficienti per servizi così avanzati. L’agricoltore è più interessato a soluzioni semplici e integrate, che garantiscano un risparmio tangibile (per esempio, meno acqua o fertilizzanti) o un aumento della produttività. Senza un vantaggio economico chiaro, l’interesse per l’imaging satellitare si affievolisce.

Le assicurazioni: un potenziale (e ristretto) bacino

L’altra direzione è puntare sulle assicurazioni agricole, interessate a valutare i rischi e gestire i sinistri in modo più rapido e preciso. In teoria, è un mercato solido e capitalizzato, ma anche molto ristretto: poche grandi compagnie, spesso pronte a sviluppare internamente le proprie soluzioni o ad acquisire direttamente la tecnologia più promettente. Questo significa che non c’è spazio per decine di operatori simili. È probabile che, nel tempo, si arrivi a un consolidamento o a un numero limitato di partnership strategiche.

Esempi di startup (e modelli a confronto)

  • Planet (USA) – Ha raccolto centinaia di milioni di dollari e si è quotata al NYSE. È una delle realtà più note nel settore, grazie a una costellazione di microsatelliti che forniscono immagini quotidiane della superficie terrestre. Collabora con diversi settori (difesa, gestione risorse naturali, ricerche di mercato), compreso l’agroalimentare.
  • Satellogic (Argentina) – Ha superato i 230 milioni di dollari di investimenti e si contraddistingue per la flotta di satelliti leggeri e a basso costo, puntando a una copertura ad alta risoluzione accessibile a una platea ampia di clienti, dai governi alle corporation.
  • Descartes Labs (USA) – Fondata come laboratorio di data science, ha raccolto circa 60 milioni di dollari e sviluppato una piattaforma cloud che integra machine learning e dati satellitari. Offre modelli predittivi, usati anche in ambito agricolo per stimare rese e anticipare fenomeni climatici.
  • EOS Data Analytics (Ucraina/USA) – Partecipa all’ecosistema Noosphere e ha fondi interni per sviluppare soluzioni di monitoraggio agricolo, integrando dati satellitari e algoritmi di elaborazione per il precision farming.
  • xFarm (Italia) – Il fiore all’occhiello italiano per l’approccio “one platform”: raccogliere non solo immagini satellitari, ma anche dati da sensori IoT, analisi agronomiche e strumenti di gestione aziendale. Ha chiuso round di finanziamento per un totale di oltre 20 milioni di euro, con l’obiettivo di espandersi a livello mondiale. Qui l’imaging satellitare diventa parte di un ecosistema più ampio, rendendo il servizio appetibile per agricoltori e stakeholder con esigenze integrate.

Nonostante il posizionamento diverso di ciascuna, la sfida comune resta la stessa: trasformare le immagini e i dati in un vero valore aggiunto per gli attori della filiera o per le assicurazioni, quando si tratta di sinistri e valutazione del rischio.

Quale futuro per l’imaging satellitare in agricoltura?

È probabile che assisteremo a un consolidamento: poche realtà, quelle più capitalizzate, con i migliori partner o un portafoglio clienti solido, continueranno a crescere. Le altre saranno inglobate, faranno pivot o usciranno dal mercato. Alcune startup cercheranno di diventare piattaforme complete, offrendo consulenza agronomica, soluzioni IoT, analisi predittive e servizi finanziari in un unico pacchetto.

Un’altra prospettiva è rendere questi servizi infrastrutturali, magari con l’ausilio di programmi europei o consortili, abbassando i costi di accesso. È il percorso perseguito da alcune iniziative internazionali, come il programma Copernicus dell’ESA, che offre dati gratuiti e di qualità, su cui diverse imprese stanno costruendo layer di servizi a valore aggiunto.

Conclusioni

L’imaging satellitare, preso isolatamente, non è una strategia di business: è uno strumento che deve inserirsi in un modello sostenibile e orientato a un problema concreto. Se gli agricoltori non percepiscono un ritorno economico e le assicurazioni sono un mercato limitato (e difficile), molte di queste soluzioni rischiano di non sfondare. L’esito più probabile è una selezione naturale, dove sopravviveranno pochi grandi player o piattaforme integrate, capaci di risolvere un vero “pain” e di offrire risposte concrete alle esigenze della filiera agroalimentare.

Nota per il lettore: l’autore è CEO di Beeco e collabora con fondi di investimento attivi nell’ambito agritech, che potrebbero aver sostenuto o sostenere in futuro alcune delle startup menzionate.

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